ANYWAY (Angela&Me 4)
Non avrei mai creduto che di lì a poco la mia vita avrebbe preso
tutta un'altra via a quella che mi ero immaginato.
Già mi vedevo con una macina da mulino al collo, mentre cercavo
di trascinarmi presso il più vicino specchio d'acqua.
Perchè non ero andato alla Columbia come mi aveva suggerito mammà?
Perchè... perchè... ora non c'è posto per i perchè... c'è
posto solo per i "porca miseria".
Ero inseguito da un branco di Rotweiller affamati, che sembravano
considerarmi alla stregua di una bistecca.
Correvo pensando solo alla fine che avrei fatto se mi fossi
fermato.
Non era una buona idea.
Allora correvo... correvo...
Passai Zagarolo, mentre tutti mi additavano come si addita uno
scemo e dicevano cose del tipo "Anvedi chigliu che cxxxo se
corre?".
Ma a me non importava.
Cercai di seminare quei cucciolotti, ma loro continuavano a
guadagnare terreno.
Non potevo fare altrimenti.
Mi gettai in fondo al terrapieno, conscio che ciò non mi avrebbe
fatto bene.
Quei botoli pulciosi non mi seguirono.
Rimasero a guardare da sopra alla collinetta, come cacciatori che
aspettano la preda.
Mi sbracciai in gesti di insulto, pronunciai parole molto
ofensive per gli uomini, figurarsi per dei cani.
Mi guardai intorno e feci un profondo respiro.
Mi accorsi con orrore, che non c'era nessuna strada.
Ero bloccato dentro una fossa, senza nessuna possibilità di
uscire senza essere ammazzato da dei cani molto, ma molto
arrabbiati.
- Porco cane! - dissi.
Quasi a sentire quello, quelle simpatiche bestiole mi si
precipitarono addosso, senza pietà.
§
Ormai questa camera d'ospedale mi era fin troppo nota.
Già per tre volte mi sono ritrovato a bestemmiare frasi senza
senso in quel letto.
L'infermiera però era cambiata.
Non era la racchiona che avevo visto l'ultima volta, bensì una
bella fxxa che passeggiava con fare sicuro tra i letti di quella
camera.
Benchè fossi pieno di morsi infetti, trovai la forza per un
gesto.
L'unico gesto che fosse necessario.
- Ma come si permette?? - replicò lei, forse irritata dalle mie
attenzioni
Poichè ero fasciato da mille bende, dalla mia bocca non uscì
che un mugolìo.
Lei mi lanciò uno schiaffo in pieno viso.
Accidenti, proprio dove avevo il 12% delle ferite infette.
Cosa credete che possa fare un povero cristiano, quando gli
perquotono una parte molto delicata del suo corpo? Urla tutto ciò
che ha di urlabile in corpo, ovvio.
Così feci.
Passarono due giorni.
La cameriera continuava a passare tra i letti, ma nessun paziente
aveva il coraggio di allungare un solo dito.
Io sì.
Ma fu l'ultima cosa che feci.
Con uno spettacolare colpo di karate, mi stese come uno
scendiletto ai suoi piedi, lasciandomi esangue.
Disse una sola parola.
Che non scorderò più.
- Hai rotto il cxxxo.
§
Ero finalmente uscito da quel dannato ospedale.
L'addetto all'accettazione mi salutò:
- Arrivederci.
Mi grattai con forza.
Respirai a pieni polmoni l'aria di libertà.
Non potete immaginare la mia felicità quando tornai a casa.
Solo dopo ascoltai un messaggio in segreteria telefonica, che mi
fece arrabbiare molto.
"abbandona questa casa, sennò sono cxxxi tuoi".
Uscii giù per le scale.
Lanciai un grido verso il portiere del condominio:
- Renato, hai rotto davvero di lasciarmi i messaggi minatori
nella segreteria! Tanto nun me ne vado! Capito?
Non ebbi risposta.
- E già che ci sei, vedi di andare aff... - aggiunsi.
Tornai dentro il mio appartamento e raggruppai le idee.
Lasciai perdere.
Andai al Tuca-Tuca.
Tornai alle tre di notte, con rossetto tutto sbaffato sul collo e
delle borse sotto gli occhi che parevano essere delle valigie.
Mi addormentai.
Dopo un pò di tempo, sentii una sirena sotto casa.
Mi affacciai dalla finestra e chiesi al pompiere:
- Che succede?
- Un inquilino del condominio ci ha chiamato, dice di aver
sentito delle esplosioni venire dal terzo piano.
- Ma è il mio piano!
- E più precisamente dalla stanza 3.
- La mia stanza!
- Come si spiega tutto ciò?
- Non so... io dormivo...
Il pompiere riflettè un momento, poi mi chiese
- Ha per caso mangiato dei fagioli prima di dormire?
- Si perchè?
- Ah, ecco.
Se ne andarono, senza salutare e con fare alludente.
Tentai di tornare a dormire, se non fosse che anche il mio cane
aveva dei problemi intestinali.
Uscii, tentando di dimenticare quello che avevo passato in un
anno.
Da quando avevo conosciuto Angela, erano cominciati i miei guai.
Portasse sfiga?
No, non credo.
Almeno spero non sia vero.
Eppure la sua conoscenza mi aveva portato in poco tempo dalle
stelle alle stalle.
Ero un rampante avvocato, e ora non sono altro che un vagabondo.
Non credo che possa succedere qualcosa di peggio ad un uomo.
Eppure mi mancava la sua presenza.
La sua vicinanza, fatta di parole ed incomprensioni, e il suo
profumo... così celestiale...
Credo di delirare, quindi torniamo a noi;
La serata era cominciata male, e stava per finire peggio.
Se non mi fosse venuta in testa una buona idea avrei fatto la
fine di Gramsci.
Morto in carcere.
Le pattuglie della polizia mi passavano vicino, a volte mi
buttavano sotto, ma io mi rialzavo e mi scusavo per essermi messo
in mezzo.
Entrai in un bar.
"Da Michele".
- Michele, dammi una bionda.
- Quale? - disse lui, come uno che non avesse mai bevuto birra in
vita sua.
- Una Budweiser.
- Arriva.
Io distolsi lo sguardo dalle sedie di quella sala maleodorante e
osservai la strada.
La gente passava, noncurante di quello che accadeva nel mio
animo.
- Ecco la bionda.
Quelle frasi mi distolsero momentaneamente dalla strada; mi
voltai a prendere il boccale, che trangugiai di un solo fiato.
Uscii.
Ormai non cercavo neanche più la mia Terra Promessa, non cercavo
nulla, tranne un buon sonno.
Erano tre giornate che non dormivo.
Dormire.
Che belle parole.
Dormire.
Il solo pronunciare quella parola mi faceva russare.
Sognavo di riposare come nessuna altra cosa al mondo.
Vidi una scena che mi sembrava paradisiaca.
Un letto.
Mi buttai.
§
Dovettero raccogliermi col cucchiaino.
Non avrei mai creduto che potesse dare tanto alla testa, il
sonno.
Però... scambiare un fossato per un letto...
E' da stupidi.
Dovetti sopportare l'umiliazione dell'addetto all'accettazione
che mi diceva: "Te l'avevo detto che saresti tornato".
Sollevai indice e mignolo e glieli puntai contro.
Mi misero nello stesso letto dell'altra volta.
Che umiliazione.
Però l'infermiera c'è ancora.
Potrei...
No... forse è meglio lasciar perdere....
Sì... meglio lasciar perdere...
Non credo che questa volta ne uscirò vivo...