CARNE ALLA GRIGLIA (Angela&Me)

Tratto da una storia vera.

Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

Una delle cose che possono rovinare la serata a due amanti è sicuramente scoprire che il ristorante
tanto decantato nella zona non serve altro che orribile carne alla griglia.
Angela si alzò bruscamente dal tavolo. Gabriele prontamente la seguì.
Prima che sparisse nel buio della notte fece in tempo a dire: - Ci vediamo domani?
A cui seguì una veloce risposta: - Fossi matta!
Fino a quel punto era stata una serata perfetta. Dolce. La notte ideale per conquistare la ragazza dei sogni.
Un solo dettaglio non quadrò: Lei era vegetariana.
Fattosi cupo all’improvviso, Gabriele si voltò dalla parte opposta e cominciò a camminare verso casa.
Per somma sfortuna non era venuto colla macchina, sperando in una romantica passeggiata al chiaro di luna.
Ora non riusciva a fare altro che bestemmiare San Crispino, Sant’Antonio e tutti i Santi dello
Zodiaco. Che brutta serata. Ecco: Il solito dolore al cuore. Non era tristezza, ma semplicemente la
carenza di sangue. Averne mezzo litro in circolazione e vivere ancora era una grande impresa.
Doveva immaginare che nella clinica del salasso non cambiassero le donazioni in saldo. Accidenti!
aveva donato 4 litri, ricavandone centoventimila lire. Sufficienti per un anello a cui accompagnare
una dichiarazione d’amore. Il fatto che non fosse riuscito neanche a farle vedere il frutto del suo
sacrificio non lo aveva scoraggiato.
Appena a casa, stanco e affannato per la corsa, risponde al telefono:
- Pronto?
e dall’altro capo una voce suadente gli rispose: - Ma vaffanculo!
Silenzio.
Depose il ricevitore leggermente scosso. La voce ricordava quella di Angela, ma non potrà mai
esserne sicuro.
Per scrupolo la richiamò.
- Pronto? Casa Bosco? C’è Angela per favore?
- Chi la vole? Nun sarai mica quello stronzo rompiballe culattone di Gabriele Alese per caso?
- Allora mi conosce signora. Mi passa sua figlia ora?
- Tiè, piglia.
Una voce molto suadente rispose: - Sì, che voi mò?
- Angela, ti vorrei chiarire la situazione e chiederti se mi restituisci i quatto litri di sangue.
- Fottiti.
Silenzio. Depose il ricevitore sconsolato come prima.
Un dolore lancinante lo prese al cuore. Si guardò la mano e vide un taglio da carta su un polpastrello.
Si affrettò a incerottare la ferita e raccolse le gocce in un bicchiere che si ripromise di farsi iniettare.
Ogni goccia residua era preziosa.

Passarono due giorni prima che avesse il coraggio di telefonare al fatidico numero.
- Pronto? Bosco? C’è Angela per favore?
- Ancora te? Che palle!
- Scusi signora, ma devo parlare con sua figlia. Urgentemente.
- Mì fija è escita. Che je devo dì?
Dall’accento sembrava Angela, ma non ci fece caso.
- Le dica di richiamarmi. Sto soffrendo molto a causa sua.
A Gabriele sembrò di sentire un “Me Cojoni” sussurrato all’altro capo della rete. Non sicuramente.
Forse.
- Vabbè. Quanno aritorna je lo dico vabbè? Mò stacca che devo parlà cò Tokjo.
- Chissà ls bolletta!
- Fatte li cazzi tua.
Silenzio silenzioso.
Per consolarsi Gabriele uscì ad ubricarsi come un piemontese alla festa del chianti.
Tornò ubriaco come un piemontese alla festa del chianti e si posò sfinito e con tracce di rossetto
dappertutto sul suo comodo divano di fronte ad una foto di Angela. Il fatto che era in compagnia di
Christian Turchetta non sembrava influenzarlo. Un sorriso ebete gli spuntò sotto i baffi.
Si addormentò.

TWO DAYS LATER

(Raccontato in prima persona dal sottoscritto)

Mi svegliai completamente nudo, benchè la sera prima mi fossi addormentato con gli stivali cogli
speroni.
Il primo pensiero fu anche il più stupido. Lo lasciai perdere.
Il secondo fu esattamente come il primo, ma questo era il secondo, e allora cambia tutto.
- Angela! - gridai nel vuoto
- OOOOOOH! Che te urli? E poi chi è ‘sta Angela?
- E te chi sei?
- Come? Nun te ricordi? Sò Jessicahhhh.
- Chi sei?!?
- Oh! Ma che stai rincojonito? Nun te ricordi er Tuca-Tuca?
Certo che me lo ricordavo, era il mio locale preferito.
- Sì, ma non mi ricordo di te.
- Aoh. O ce fai o ce sei. Sò la sorella de Deborahhhh e Samantahhhh. Te ricordi? Ne avemo fatte
tante eh? Come nun te ricordi?
Ripensai al fatto che anche lei era nuda. E cosa mai dovrebbero fare due persone adulte, nude?
Giocare al dottore? Naaa.
- Che abbiamo fatto?
- Nun te ricordi? Eh! Te avevo sottovalutato. Ce sai fà davero! Quanno se rivedemo?
- Quanno te par... AOH! Che mi fai dire? Ma non è vero. Non abbiamo fatto nulla.
- Mò ho capito. Fai ‘o scettico eh? Viè qua che te lo dò io scettico e scettico.
Detto questo mi prese con dolce fermezza e mi avvicinò altrettanto dolcemente al suo seno.
- Questa l’ho già vista da qualche parte - pensai.
Fu una lunga notte. Capivo di essere attratto da quella ragazza che mi si mostrava ora molto dolce.
Pensai così prima di lasciarmi andare...

TWO WEEKS LATER

- Sbrigati, che sennò perdiamo il metrò.
- Vengo, vengo.
Era stata una settimana felice. Dopo quella mattinata io e Jessica ci eravamo messi insieme. Stavamo
bene insieme. Non parlava ormai più neanche con quel marcato accento romanesco che mi faceva
pensare ad Angela.

TREE WEEKS LATER

- Questa non ci voleva.
- Già.
L’auto era bloccata da una abbondante nevicata sulla statale 17.
Quella strada non era mai stata molto frequentata.
Jessica mi guardò con una strana luce negli occhi.
- Beh, se non altro siamo soli...
- Che cambia? Sempre qua stiamo.
Quella luce nei suoi occhi mi ricordò Angela.
Avevo bisogno di rivederla.
- Aspetta un’attimo - Dissi - Torno subito.
Me ne andai.

FOUR WEEKS LATER

- Angela, aspetta!
- Nun te arifà vedè che sennò te meno.
- Me cojoni!
- Fai ‘o spiritoso? Ma vaffanculo!
Frenai una brutta parolina e aggiunsi:
- Diamine! Ho lasciato la donna dei miei sogni per tornare da te, e ora mi mandi affanculo? Non mi
sembra carino.
Lei sembrò molto colpita. Fermò la mano che stava per lanciare un candelotto piuttosto pesante e
cadde a terra, piangendo.
- Che ti prende, Angela?
- Io... non so...
- Neanch’io... se mi dici che succede, magari ti posso aiutare..
Appena fui abbastanza vicino, lei mi scagliò con tutte le forze il candelotto di cera di 3 chili.
Mi causò un enorme dolore, ma per mostrarmi coraggioso dissi solo: - Ai!
Lei sembrò divertita, ma non capivo perchè. Un uomo con un dolore immenso nella strada non è un
bello spettacolo.
Mi disse di non farmi più rivedere e io dissi: Come no.

FIVE WEEKS LATER

- Maledizione!
- Non ricominciare per favore!
- Come faccio? Stiamo dicendo le stesse cose da due giorni!
- Mi dispiace... davvero di averti lasciato da sola sulla 17ma... ti giuro, non accadrà più.
- Dici sul serio?
- Certo!
Erano due giorni che discutevamo animatamente. Lasciare Jessica sulla statale innevata non era stato
un atto completamente galante. Lo sapevo che non sarei mai più tornato da Angela. Non potevo.
- E allora... come prima?
- Certo amore.
La strinsi forte a me. Era una giornata indimenticabile. Avevo ritrovato la donna dei mie sogni... tutto
cominciava a filare bene.
Il campanello suonò due volte.
- Sarà il postino.
Aprii e la sorpresa mi lasciò senza fiato.
- Angela!
- Già. Mi sono pentita e vengo a chiederti scusa.
Le due ragazze si diedero un occhiata dall’alto in basso e dissero contemporaneanamente: - E questa
chi è?
- Posso spiegarvi tutto...
Non ne ebbi il tempo.
Le due donne mi lanciarono il loro ombrello in testa in una frazione di secondo e mi lasciarono lì,
come un gatto di marmo.
Ebbi la forza di reagire:- E ora spero che piova!

SIX WEEKS LATER

Ripensai alle sfortune che mi erano capitate in sei settimane.
Mi ero trovato nelle situazioni più assurde.
In macchina con una donna bellissima. Nella strada accasciato nel dolore. E qui sull’orlo del baratro.
Le mie velleità sono state smontate pezzo a pezzo.
Il burrone sembra dire: Vieni.
Non credo in Dio. E allora? Mi preparo. Ripenso a Jessica e Angela.
Avanzo lentamente. Sento la morte lungo la schiena.
Una voce.
Sembra chiamare qualcuno. Ma che importanza ha? Per me è finita...
- Gabriele!
- Angela! Addio!
- Fermo per l’amor del cielo!
Il vuoto accoglie il mio corpo. Mi sento leggero come piuma.
Poi l’impatto.


“Vanno le nuvole coi giorni di ieri
guardale bene e saprai chi eri
è così fragile la giovinezza
non consumatela nella tristezza...
Dopo Domenica è Lunedì...”

Branduardi